sabato 24 dicembre 2011

Buon Natale 2011 dal Brasile!


Buon Natale!
É passato un anno dalla nostra partenza e siamo già al secondo Natale in terra brasiliana! Se dovessimo scegliere una parola per caratterizzare quest’anno appena passato, diremmo: ACCOGLIENZA!
Accoglienza che abbiamo ricevuto al nostro arrivo e di cui continuiamo a godere ogni giorno entrando nelle case e incontrando le persone:  non deve essere facile aprire le porte della propria casa a gente straniera che nemmeno si conosce, eppure ogni giorno godiamo di questo privilegio e ci sentiamo davvero fortunati per poter essere qui, per poter vivere questa esperienza unica di incontro!
Così come abbiamo ricevuto, stiamo cercando anche di dare: tante persone sono passate per questa casa di Rua 11… chi per rimanere, chi di passaggio, chi in visita, chi per un pranzo o una cena. Le nostre porte sono state sempre aperte anche quando è arrivata Raffaella con tutte le sue difficoltà e il suo pancione che subito si è trasformato in un bambino bellissimo di nome João Vito… e ora con Raimundo, anche lui una strada sconnessa alle spalle con solo 6 anni di vita, un’infanzia rubata e privata di tante cose, soprattutto di tanto affetto, attenzioni  e diritti. Oggi è arrivato il suo trasferimento in una casa famiglia: ci chiediamo se abbiamo fatto abbastanza per lui e come sarà il suo futuro…  Con la sua presenza siamo stati di esempio per tante famiglie e in alcune è nato il desiderio di essere famiglia acolhedora (che accoglie) e alcune coppie hanno già dato la loro disponibilità per accogliere il prossimo Raimundo, quando, e se, ce ne sarà il bisogno.

Natale
non é bianco
non è un albero
non è un regalo
non è un vestito
non è una pallina
non è una bibita
non è una mezzanotte
non è un giorno solo..
Natale è OGNI giorno
è ogni volta che si rinasce diversi dopo aver fatto un incontro
è ogni volta che apriamo le porte del nostro io per diventare noi
è ogni volta che riconosciamo che Gesù non è una statuetta ma può essere un bambino, un anziano, un adulto, un uomo o una donna, uno straniero, un vicino di casa o uno sconosciuto
Natale siamo noi,
quando lo vogliamo,
 quando lo facciamo accadere.
 
TANTI AUGURI da Chicca, Damiano e Isacco
Con noi si uniscono agli auguri anche Carolina, Maria, P. Claudio, P. Daniele e P. Orazio

martedì 20 dicembre 2011

Un bradipo in Cidade Olimpica

Il bradipo non é un animale di città. Vive nella foresta e con la sua straordinaria lentezza si muove di albero in albero per mangiucchiare foglie e insetti. Un giorno, non si sa come, ne è apparso uno nel giardino di una signora di Cidade Olimpica. E dopo poche settimane, come é arrivato, é anche sparito. Con una velocità disarmante per un animale cosi lento... Ecco il divertentissimo video del ritrovamento e del tentativo di portarlo a terra...

sabato 3 dicembre 2011

Newsletter 14 - Un anno da professor

Scrive Damiano
Newsletter 14: “I 3 del mese”
3 dicembre 2011: Un anno da professor!

La prima volta che sono entrato all’Azulão con il fischietto al collo era il 23 di marzo. Era la mia prima lezione di basket in Brasile! Ero agitato: uno, perché non avevo la minima idea di quello che mi aspettava; due, perché tutto mi sarei aspettato dell’esperienza missionaria in terra maranhense, meno che dover riprendere in mano una palla da basket! Entro dal cancello della scuola con un poliziotto armato che mi fa passare, passo dal piccolo corridoio che c’é tra l’edificio scolastico e l’alto muro di cinta, supero con agilità una cascata d’acqua che fuoriesce dalla cassa sopraelevata e vedo davanti a me la palestra: resto a bocca aperta! à
Antefatto.  Il progetto sportivo iniziato in Cidade Olimpica con il nostro arrivo, prevedeva la danza capoeira, la pallavolo, il calcio e il basket. Mentre nei primi tre casi, non avevamo problemi di spazi per svolgere le attività, con il basket tutto è risultato più difficile. Abbiamo così stretto una collaborazione con le due scuole pubbliche di Ensino Fundamental (gli 8 anni di elementari e medie italiane) di Cidade Olimpica. In una siamo entrati con il nostro allenatore per organizzare il calcio a 5, nell’altra (l’Azulão) é toccato a me con il basket. Naturalmente tutto organizzato a livello burocratico, un mio registro presenze, un piccolo rimborso spese (che ovviamente avrei reinvestito nel progetto sportivo) e un programma di lezioni che prevedeva: tre pomeriggi alla settimana per le classi che frequentano scuola al mattino, e un mattino alla settimana per due classi del pomeriggio. Da marzo a dicembre (il periodo scolastico brasiliano). Sembrava una cosa semplice e ben organizzata dalla preside della scuola… sembrava…

Quando vedo la palestra il mio primo giorno di scuola, non ci posso credere! Un centinaio di alunni scatenati dentro, altrettanti intorno, qualcuno che entra dall’alto muro di cinta, ragazzini, giovani, adulti… nessun responsabile! Un caos totale disorganizzato! Preso dallo sconforto entro in campo, fischio due o tre volte, nessuno si accorge della mia presenza. Lancio un paio di urla e così quelli che avrebbero avuto lezione in classe, si diradano. Restano alcuni giovanotti dalla faccia poco raccomandabile che avevano scavalcato solo per giocare un po’ a calcio e i bambini di 10-11 anni: quelli che dovevano partecipare a basket. Sono 10-20-30 e via via aumentando… Sembra la Carica dei 101! Arrivo a contarne una 90ina… Pazzesco! E io dovrei far basket con 90 alunni?? Vado dalla preside, che nel frattempo avrebbe dovuto darmi gli elenchi per l’appello e i palloni della scuola. Di elenchi nemmeno l’ombra e di palloni neppure! La preside guarda la situazione e mi dice: «non si preoccupi professore! Questi ragazzi vanno divisi tra lei e la professoressa di scacchi!». Il che significava: 45 minuti un gruppo di 45 alunni, poi il cambio, e altri 45 minuti con gli altri 45! E quando ho scoperto che quei 90 erano praticamente di due classi soltanto, lo sconforto aveva già preso il totale sopravvento!
I primi tempi sono stati i più duri: i palloni me li sono dovuti portare da casa, lezioni anche con più di 50 alunni, gli adolescenti e gli adulti che scavalcavano per usare la palestra mi insultavano perché non li lasciavo entrare, quelli delle altre classi, se non avevano lezione, entravano senza il minimo rispetto, le battute e le risatine contro gli italiani o sul mio portoghese grezzo non mancavano… E le cose sono andate peggiorando. Carrellata: 1.pietre, forchette, cd, oggetti vari venivano lanciati dall’esterno del muro di cinta alla palestra (con il caldo che c’é, qui le palestre hanno il tetto, ma sono aperte ai lati in alto), mettendo a rischio l’incolumità di tutti noi (fortuna o destino, non si é mai ferito nessuno). 2.La preside ha cominciato a mettere gli orari di educazione fisica degli altri profe sormontati ai miei… dovevo dividere la mia palestra con 50 alunni, con un altro professore e la sua classe di altri 50 alunni! Professore che tra l’altro non ha voglia di far niente e il più delle volte, usciva, entrava nella sua macchina e usava il cellulare… lasciandomi in balia di 100 belve scatenate! (in più di un’occasione mi sono trovato a far basket nella sala mensa, tra l’ilarità generale delle cuoche che mi vedevano disperato!) 3.l’inoltrarsi della stagione delle piogge ha fatto sì che in più di un’occasione piovesse dentro. Finché un giorno di fine maggio non si é staccato un pezzo di lamiera del tetto, che é volato in palestra senza ferire nessuno, ma così, quando pioveva, diventava un’avventura… vere e proprie pozzanghere dappertutto… (anche perché un acquazzone all’Equatore ha una discreta potenza!). 4.non racconto di quando la professoressa di scacchi non arrivava a scuola… fare lezione con una 90ina di alunni va al di là dell’impossibile!
Il tutto aggiunto ad un’organizzazione scolastica pessima. Da marzo e fine giugno sono riuscito a tenere 4 lezioni in una settimana solo una volta (a metà giugno). Nelle altre occasioni tra scioperi, feste inventate, assemblee e scuole chiuse senza motivi certi, non ci sono mai riuscito! Arrivavo a scuola, non c’era nessuno e me ne tornavo mesto mesto in casa… In luglio (durante il mese di vacanza) é cambiata la direzione e il nuovo preside ha un po’ lasciato da parte il progetto. In settembre siamo ripartiti, ma con pochi alunni (una quindicina), solo i pomeriggi e senza palestra, data solo al professore svogliato di ed.fisica. Oggi giochiamo tra la strada e un piazzaletto di cemento in leggera discesa, con un tombino rialzato e pericoloso nel mezzo e naturalmente senza il canestro (vedi foto qui sopra). I pochi ragazzi rimasti si divertono e mi ascoltano. É difficile, ma fino a fine dicembre continuiamo, poi l’anno prossimo si vedrà!
Un bilancio? È stata un’avventura. I primi tempi, la Chicca mi diceva al ritorno a casa: «Meno male che sei tornato vivo anche oggi!». Alla fine con tutti questi alunni, era praticamente impossibile insegnare il basket! Il mio é stato più un lavoro sociale: “i ragazzini sono in palestra, cosí almeno non sono in strada!”. Mi sono affezionato molto, soprattutto ad alcuni di loro, e tutti mi chiamano professor o tio (anche in giro per le strade della città). La speranza è che qualcosa sia rimasto e che nel futuro, con un po’ di esperienza in più, si possa lavorare meglio.
Ps.proprio ieri é arrivato l’assegno con il rimborso spese da marzo a giugno… meglio tardi che mai!!
Con un po’ di nostalgia per il freddo  (qui sempre e solo caldo…), vi mandiamo un grande abbraccio e un ciao a tutti! Buon Avvento!
Damiano, Chicca, Isacco e Raimundo

Altre foto

Proprio in questi giorni stanno terminando (riprenderanno in febbraio) i progetti che abbiamo accompagnato come responsabili in questo anno 2011: il progetto Vida Nascente, con le mamme in gravidanza e il progetto sportivo con i ragazzini di capoeira (nella foto e nel video realizzato da Maria, compagna di viaggio in Missione), calcio, basket e pallavolo.

 

Scorci del Residencial Nestor, bairro povero a 500 metri da Cidade Olimpica

 CIAO CIAO CIAO CIAO