mercoledì 5 giugno 2013

Newsletter 32 - Facciamoci negri tra i negri



Scrive Damiano
Newsletter 32: “I 3 del mese”
3 giugno 2013: Facciamoci negri tra i negri

In questa newsletter userò spesso l’aggettivo negro per parlare di una persona “di colore” (come viene definita in Europa, senza pensare che il nostro bianco è pure un colore...). Aggettivo che in Brasile non ha alcun tono dispregiativo.
Siamo andati ad un matrimonio di due amici. Lui negro, lei parda (mulatta). Sulla torta di nozze c’erano i due
omini di decorazione: bianchissimi! E gli sposi tristi ci hanno detto: “non siamo riusciti a trovarli negri!”.
Alla rappresentazione della Via Crucis di quest’anno, la gente voleva che fossi io il Gesù: oltre alla barba, perché sono bianco. E gli esempi potrebbero continuare...

Il modello europeo ormai ha preso piede anche in questo Brasile, dove bianchi, mulatti, negri convivono da decenni. La società, la Chiesa, i media, ormai, hanno fatto un lavaggio di cervello a tutti, negri compresi. L’opinione pubblica si muove per gli indios, ma se si parla di negri nessuno si muove, neanche gli stessi negri che ormai hanno inculcato nella mente che il modello bianco è il migliore: Gesù è bianco, Maria è bionda, la televisione e i giornali presentano modelli bianchi. In Brasile è stata realizzata una statistica: se stanno fuggendo un bianco e un negro e si dividono, la polizia insegue sempre il negro! La nostra vicina di casa, mulatta, qualche tempo fa, ci ha pure chiesto se si è avvicinata a noi nel colore della pelle: perché al supermercato vendono lozioni per sbiancare la pelle! L’esempio di negro che ha fatto strada qui in Brasile è senza dubbio Pelè, che però vive da bianco: vestiti e case da europeo, ha sposato solo donne bianche e bionde e cosi via...

Il continente Brasile é il secondo continente negro dopo l’Africa. La cultura afro, arrivata con gli schiavi dal 1500 fino al 1888, oggi è stata quasi dimenticata, se non addirittura combattuta. Per un afro-discendente, emergere vuol dire essere uguale ai bianchi (nonostante il 60% del Brasile sia di origine africana).. C’è una pastorale afro, seguita dalla Chiesa cattolica, per rivalorizzare questa cultura: il desiderio è quello che gli afro-discendenti ritrovino la loro identità, con l’attenzione di non cadere nel folclore.
Cosi facendo, viene rimessa in gioco la nostra missionarietà: noi laici e preti arriviamo dall’Italia per portare cosa? I nostri discorsi vanno bene per i discendenti dei colonizzatori, ma per i figli dei figli degli schiavi? E per gli indios? Parlando con chi segue la pastorale afro o accompagna le tribù indio, capiamo che queste persone hanno valori enormi, hanno una visione del mondo, delle ricchezze, che sono diverse dalle nostre. La Terra per gli africani è la Mamma, lo Spirito per loro è ovunque e troppo spesso vengono etichettati come animisti o primitivi. Noi cattolici abbiamo la ricetta? E cosa vuol dire essere missionari in questo luogo?
I negri sono stati violentati nei secoli e oggi ci vedono come ideali, quindi noi abbiamo gioco facile. Ma li conosciamo a fondo? Riusciamo a non pensare che la verità è una sola? Riusciamo a rispettarli nel sincretismo? Nella Bibbia è scritto chiaro (Prima Lettera ai Corinzi): San Paolo si fece tutto a tutti, si fece greco con i greci, giudeo con i giudei... e noi ci facciamo afro con gli afro?

Quindi: noi come dobbiamo comportarci? In questo Brasile, ma anche in Italia, dove la convivenza tra culture ormai è quotidiana. Non serve tanto: conosciamoli, facciamoci negri tra i negri, non giudichiamoli, restiamo attenti nei simboli e non pensiamo che l’unica verità sia la nostra. Una pastorale afro sembra l’ennesima pastorale della nostra Chiesa. Ma se riusciamo a vivere queste piccole cose, riusciamo già a fare pastorale.

Le religioni afro-discendenti
Salvador de Bahia – in un laghetto in centro, le rappresentazioni degli Orixá
São Luis e Salvador de Bahia sono le due città brasiliane con la maggior presenza negra. E soprattutto in Candomblé. Nato da una mescolanza di riti indigeni e credenze africane,  questa religione consiste nel culto degli Orixá, divinità associate ciascuna ad un elemento naturale, e si basa sulla fede in un’anima propria della natura. Naturalmente questa religione è giunta in Brasile dall’Africa, portata da sacerdoti africani e fedeli che erano stati deportati come schiavi. Gli Orixá  possiedono una propria personalità e ciascuno di loro è associato ad un fenomeno naturale specifico e a certi colori. Nei loro miti vengono raccontati una grande quantità di insegnamenti mistici connessi all’elemento naturale caratteristico del particolare Orixà. Gli Orixas ricevono regolarmente omaggi sotto forma di offerte, danze sacre e canti. Il tempio dove si svolgono le cerimonie e la vita del sacerdote o della sacerdotessa, pai de santo o mãe de santo, si chiama terreiro.
queste due città, vive ancora la religione afro-discendente. La più famosa e praticata è il
In Brasile, il Candomblé e le altre religioni afro-brasiliane hanno incontrato un vigoroso movimento spiritista, influenzato in particolare dallo spiritismo francese. Dando cosi vita a un sincretismo di secondo grado, in cui nei medium oltre ai tradizionali Orixá (che abiterebbero un piano più alto rispetto agli altri spiriti e avrebbero nei loro confronti un ruolo di guida) discendono gli spiriti dei morti. Migliaia di terreiros sono così passati all’Umbanda.
Queste religioni, con i loro colori, tradizioni, costumi e danze, si sono tramandate negli anni e vivono tutt’oggi. A São Luis vengono accettate e rispettate, anche se la maggior parte delle chiese di matrice evangelica e alcune frange cattoliche le criticano violentemente.
 
Altre foto
 
La Capoeira con i bambini del nostro progetto, e il Tambor de Crioula in centro città. Due forme di arte, danza, musica e cultura che derivano dalla cultura afro

 Ci stiamo preparando per la JMJ a Rio con il Papa! Della Parrocchia siamo in 40. 
 E per poter partecipare, le iniziative di raccolta fondi continuano.... negli ultimi fine settimana con la raccolta offerte ai semafori della città!
 13 maggio. Festa della Mamma! Una grande festa in tutte le comunità della parrocchia, nelle pastorali e nei progetti.
Qui nella piccola Comunità del Bambin Gesú.
 Periodo di avvicendamenti.
Don Michele e don Manuele sono diventati ufficialmente parroci della nostra parrocchia.
Ecco il momento dell’annuncio.
Mentre don Claudio Vallicella, dopo 7 anni di missione tornerà in Italia ad agosto. Ieri l’annuncio alla Parrocchia, che ha lasciato tutti tristi.

 

Dal proprio lettino, circondato dalle foto di famigliari e amici
e dalla mitica maglia del Verona tornato in Serie A,
Isacco vi saluta, manda un abbraccio a tutti
e vi ringrazia per il sostegno continuo!
CIAOOOOOOOOOO
Da noi tutti