venerdì 3 agosto 2012

Newsletter 22: Dall’Angolo delle Innocenti: una serata come tante con le ragazze di strada


Scrive Chicca
Newsletter 22: “I 3 del mese”
3 agosto 2012: Dall’Angolo delle Innocenti: una serata come tante con le ragazze di strada
Già da qualche settimana non piove più, uscendo di casa subito il caldo umido si fa sentire e la sensazione di appiccicaticcio sulla pelle non te la toglie nessuno. Sono le sette della sera, il traffico è quello dell’orario di punta e il solito stupido incidente blocca le macchine in una colonna interminabile,  per fortuna viaggio sull’altra corsia, le ferie sono agli sgoccioli (il 1º agosto è ricominciata la scuola e stavolta per davvero) e poca gente va verso il centro, così arrivo veloce al mio appuntamento. Aspettando al semaforo, telefono a Francisca e a José: non é bene che io aspetti il loro arrivo da sola, ma i nostri tempi si incastrano perfettamente e quando il semaforo diventa verde, dall’altro lato della strada Francisca sta giá attraversando le strisce, sale in macchina veloce, zigzagando tra auto, moto e biciclette, che arrivano da ogni lato. Lei é meravigliosa: una piccola donnetta, sulla cinquantina, capelli appena tagliati, di ritorno dalle ferie, riposata e sorridente, mi chiede subito come sono andate le ultime settimane. Parlare con lei é sempre piacevole, infonde una certa serenità, forse perché di  lavoro fa la psicologa.
Ci avviciniamo al bar (l’”Angolo delle Innocenti”), sulla porta non c’é nessuno, ma una delle ragazze ci vede, viene al finestrino della macchina e ci saluta così noi usciamo, tanto José sta per arrivare, non c’é problema. Neanche il tempo di scendere dalla macchina ed eccolo, non ha fatto in tempo a passare da casa per cambiarsi e così indossa una camicia rosa con delle righe bianche, pantaloni cachi e scarpe blu: insomma come si direbbe qui, un vero “gato”. Forse é per questo che le ragazze impazziscono per lui. Noi lo chiamiamo Moura: poco piú di quarantanni, padre di famiglia, programmatore, esperto in informatica, professore all’università, dietro un’apparenza seria, la battuta sempre pronta e una passione per la musica reggae.
Le ragazze ci offrono subito una sedia e cominciamo a chiacchierare con Marzia. Ride e poi piange raccontandoci del fratello morto un anno fa, entra e poi riesce con una bottiglia di birra. È tutto il giorno che affoga il ricordo nell’alcol e così la prima ora della serata passa ascoltando il suo scroscio di parole, tra discorsi senza senso, lacrime e sorrisi. Con sette mesi di vita ha rischiato di essere violentata dal padre, con 14 anni é nato il suo primo figlio, oggi ne ha 33, altri 3 figli, di cui uno morto e uno con gravi problemi: lei dice che é nato così, perché mentre era incinta è stata violentata e picchiata dal padre del bambino. Sorride mentre imita il figlio João, che oggi ha 16 anni, che non sa parlare bene e ha problemi fisici, ma é intelligente e, a modo suo, sgrida la madre quando lei é ubriaca o fuma in casa. Sorridiamo con lei che subito dopo torna a raccontare arrabbiata della sera che ha litigato con un’altra ragazza, ovviamente per affari di droga e che non sono finite alle mani solo perché noi eravamo li. Nel frattempo le altre ragazze e i “clienti” vanno e vengono, Joana passa e ci saluta, sei figli nati e chissà quanti abortiti, il cervello bruciato dal crack e un fisico da modella, sempre per il crack: finchè ce n’è ti tiene su, non senti nulla, nè fame, nè sete e nel frattempo la materia grigia si spappola che neanche te ne accorgi.
Si fa tardi, prendiamo le macchine direzione Cohab, uno dei primi quartieri nati della città, con le vie perfettamente parallele tra loro e le case a due piani, reminescenze di un’antica area ricca, oggi degradata con muri scrostati e marciapiedi frantumati. Qui non c’é un bar e le ragazze lavorano direttamente sulla strada, ognuna per conto suo, ognuna padrona di se stessa, quando non lo è la droga.  Fatima si ricorda di noi, si avvicina subito sorridente mentre io mi domando cosa ci fa una signora di una certa età, con un occhio cieco, un paio di jeans stretti e una polo a righe, tacchi alti, in quel posto, facendo quel lavoro… la visita é rapida: lei ci aggiorna sulla vita delle altre ragazze, Luisa é morta di overdose un mese fa, Rachele abita con un ragazzo, Elena si é operata al braccio. Mentre parliamo varie macchine si avvicinano, noi non vogliamo rubare a Fatima del tempo prezioso, così la salutiamo e raggiungiamo Moura che parla con altre due, anche queste non più giovanissime. Il tempo passa veloce, ci piacerebbe restare seduti su quel marciapiede per ore, ascoltando le loro storie, la loro vita. Giovanna, dopo aver scoperto che abitiamo vicine, mi dice che se resto fino alle 3 della notte poi torna a casa com me. Ci guarda mentre ce ne andiamo e ride e mi dice:” Vengo a trovarti uno di questi giorni!”. Salendo in macchina la saluto, “Ok”, le dico e penso che mi ricorderò facilmente di lei, del suo sorriso senza i denti davanti.
Mentre torno verso casa metto in ordine un po’ di pensieri e sensazioni provate questa sera e non faccio altro che pensare a una frase di Giovanna: “…gli evangelici passano e ci dicono che andremo all’inferno”..mi chiedo se loro prima di giudicare le prostitute, non si siano mai seduti ad ascoltare anche solo una delle storie di queste ragazze.
Questo per raccontarvi una serata come tante altre, stralci di storie strazianti e di vite consumate, ma che nonostante tutto rivelano  sorrisi… Proprio queste espressioni: “sorriso” e  “ridere”, mi accorgo, rileggendomi, che sono le parole che ho usato di più. Parole che non vogliono dire superficialità e pazzia, ilaritá e droga o ignoranza e stupidità. Forse il significato che questa sera voglio dare a sorriso è “vittoria”, che guarda caso assomiglia a vita e vivere, sempre e comunque e nonostante tutto!

Qui sotto alcune foto:
 
Padre Daniele (nella foto mentre si improvvisa maestro di capoeira) lascia il Brasile. Fondatore della Parrocchia Santissima Trinità di Cidade Olimpica, lascia la terra verdeoro, dopo quasi 12 anni di servizio missionario.
Lo aspettano l’Italia e la Terra Santa…
Per noi è stato un grande compagno di viaggio, vulcanico e intraprendente. E lo ringraziamo per l’amicizia nata e instaurata in questo anno e mezzo insieme!

Le foto parlano da sole: finalmente il nostro banano ci ha regalato il primo casco!! E come si nota nella foto, ce n’è in arrivo un altro…. 


La Pascom, Pastorale della Comunicazione della Parrocchia, festeggia i suoi 2 anni di storia con una pizza e un gioco di società in casa nostra…
 
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mercoledì 1 agosto 2012

Pizza con i ragazzi della Pascom

Pastorale della Comunicazione che festeggia con una pizza a casa della famiglia italiana.