Scrive
Chicca
Newsletter 22: “I 3 del mese”
3 agosto
2012: Dall’Angolo delle Innocenti: una serata come tante con le ragazze di
strada
Già da qualche settimana non piove più,
uscendo di casa subito il caldo umido si fa sentire e la sensazione di
appiccicaticcio sulla pelle non te la toglie nessuno. Sono le sette della sera,
il traffico è quello dell’orario di punta e il solito stupido incidente blocca
le macchine in una colonna interminabile,
per fortuna viaggio sull’altra corsia, le ferie sono agli sgoccioli (il
1º agosto è ricominciata la scuola e stavolta per davvero) e poca gente va
verso il centro, così arrivo veloce al mio appuntamento. Aspettando al semaforo,
telefono a Francisca e a José: non é bene che io aspetti il loro arrivo da
sola, ma i nostri tempi si incastrano perfettamente e quando il semaforo
diventa verde, dall’altro lato della strada Francisca sta giá attraversando le
strisce, sale in macchina veloce, zigzagando tra auto, moto e biciclette, che arrivano
da ogni lato. Lei é meravigliosa: una piccola donnetta, sulla cinquantina,
capelli appena tagliati, di ritorno dalle ferie, riposata e sorridente, mi
chiede subito come sono andate le ultime settimane. Parlare con lei é sempre
piacevole, infonde una certa serenità, forse perché di lavoro fa la psicologa.
Le ragazze ci offrono subito una sedia
e cominciamo a chiacchierare con Marzia. Ride e poi piange raccontandoci del
fratello morto un anno fa, entra e poi riesce con una bottiglia di birra. È
tutto il giorno che affoga il ricordo nell’alcol e così la prima ora della
serata passa ascoltando il suo scroscio di parole, tra discorsi senza senso,
lacrime e sorrisi. Con sette mesi di vita ha rischiato di essere violentata dal
padre, con 14 anni é nato il suo primo figlio, oggi ne ha 33, altri 3 figli, di
cui uno morto e uno con gravi problemi: lei dice che é nato così, perché mentre
era incinta è stata violentata e picchiata dal padre del bambino. Sorride
mentre imita il figlio João, che oggi ha 16 anni, che non sa parlare bene e ha
problemi fisici, ma é intelligente e, a modo suo, sgrida la madre quando lei é
ubriaca o fuma in casa. Sorridiamo con lei che subito dopo torna a raccontare
arrabbiata della sera che ha litigato con un’altra ragazza, ovviamente per
affari di droga e che non sono finite alle mani solo perché noi eravamo li. Nel
frattempo le altre ragazze e i “clienti” vanno e vengono, Joana passa e ci
saluta, sei figli nati e chissà quanti abortiti, il cervello bruciato dal crack
e un fisico da modella, sempre per il crack: finchè ce n’è ti tiene su, non
senti nulla, nè fame, nè sete e nel frattempo la materia grigia si spappola che
neanche te ne accorgi.
Si fa tardi, prendiamo le macchine direzione
Cohab, uno dei primi quartieri nati della città, con le vie perfettamente
parallele tra loro e le case a due piani, reminescenze di un’antica area ricca,
oggi degradata con muri scrostati e marciapiedi frantumati. Qui non c’é un bar
e le ragazze lavorano direttamente sulla strada, ognuna per conto suo, ognuna
padrona di se stessa, quando non lo è la droga. Fatima si ricorda di noi, si avvicina subito
sorridente mentre io mi domando cosa ci fa una signora di una certa età, con un
occhio cieco, un paio di jeans stretti e una polo a righe, tacchi alti, in quel
posto, facendo quel lavoro… la visita é rapida: lei ci aggiorna sulla vita
delle altre ragazze, Luisa é morta di overdose un mese fa, Rachele abita con un
ragazzo, Elena si é operata al braccio. Mentre parliamo varie macchine si
avvicinano, noi non vogliamo rubare a Fatima del tempo prezioso, così la
salutiamo e raggiungiamo Moura che parla con altre due, anche queste non più
giovanissime. Il tempo passa veloce, ci piacerebbe restare seduti su quel
marciapiede per ore, ascoltando le loro storie, la loro vita. Giovanna, dopo
aver scoperto che abitiamo vicine, mi dice che se resto fino alle 3 della notte
poi torna a casa com me. Ci guarda mentre ce ne andiamo e ride e mi dice:”
Vengo a trovarti uno di questi giorni!”. Salendo in macchina la saluto, “Ok”, le
dico e penso che mi ricorderò facilmente di lei, del suo sorriso senza i denti
davanti.
Mentre torno verso casa metto in
ordine un po’ di pensieri e sensazioni provate questa sera e non faccio altro
che pensare a una frase di Giovanna: “…gli evangelici passano e ci dicono che
andremo all’inferno”..mi chiedo se loro prima di giudicare le prostitute, non
si siano mai seduti ad ascoltare anche solo una delle storie di queste ragazze.
Questo per raccontarvi una serata come
tante altre, stralci di storie strazianti e di vite consumate, ma che
nonostante tutto rivelano sorrisi… Proprio
queste espressioni: “sorriso” e “ridere”, mi accorgo, rileggendomi, che sono
le parole che ho usato di più. Parole che non vogliono dire superficialità e
pazzia, ilaritá e droga o ignoranza e stupidità. Forse il significato che questa
sera voglio dare a sorriso è “vittoria”, che guarda caso assomiglia a vita e vivere,
sempre e comunque e nonostante tutto!
Qui sotto alcune foto:
Padre Daniele
(nella foto mentre si improvvisa maestro di capoeira) lascia il Brasile.
Fondatore della Parrocchia Santissima Trinità di Cidade Olimpica, lascia la
terra verdeoro, dopo quasi 12 anni di servizio missionario.
Lo
aspettano l’Italia e la Terra Santa…
Per noi è
stato un grande compagno di viaggio, vulcanico e intraprendente. E lo
ringraziamo per l’amicizia nata e instaurata in questo anno e mezzo insieme!
Le foto parlano da sole: finalmente il nostro banano ci ha regalato il
primo casco!! E come si nota nella foto, ce n’è in arrivo un altro….
La Pascom,
Pastorale della Comunicazione della Parrocchia, festeggia i suoi 2 anni di
storia con una pizza e un gioco di società in casa nostra…
CIAO A TUTTI!!
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